Chianti Riserva Fizzano
l'ingordo
Critica del giudizio gastronomico
Quel film imperdibile del Chianti Riserva di Fizzano
di Antonio Medici
Una meravigliosa rosa, una mammola decadente, una casa barocca, un tavolino con un drappo di velluto damascato rosso e tanti ninnoli con fiori secchi, la luce brillante e densa dell’arte di Carmelo Bene. Le immagini evocate dal sorso si susseguono, sono declamate, il contesto reale dell’enoteca si scioglie in un onirico, una suggestione senza dimensione, oltre il tangibile, coinvolge il cronista e la brava, oltre che bella, Alessandra (ricercatrice del gruppo del professor Moio).
Non è ebbrezza, è la magia del Chianti Classico Riserva di Fizzano Gran Selezione, Rocca delle Macie, 2013 (95% Sangiovese, 5% Merlot).
Una scelta casuale e complicata, aprire un’altra bottiglia dopo un grande Gattinara (Antoniolo San Franceso 2011, per la cronaca). Barolo, Riesling, Borgogna o una spericolata virata verso sud, verso un’opposta filosofia e opposti vitigni? Una sfida al nostro stesso gusto, se non animo, raramente gratificato dai vini toscani.
Così, casualmente, forse per influsso dell’inconscia passione cinematografica, la manina fatata afferra la bottiglia degli eredi del produttore cinematografico Italo Zingarelli, fondatore della cantina Rocca delle Macie.
Si dice che i vini siano espressione dei produttori e questo strepitoso Chianti è un vino che contiene un’intera pellicola cinematografica. Inusitatamente via via che si annusa, che si assaggia e che si ingoia non viene alla mente, come automaticamente sempre accade, la sequenza meccanica e standardizzata delle parole delle schede tecniche, quelle dei sommelier, insomma.
Questo vino sarebbe violentato dalle metafore banali dell’abbastanza questo e abbastanza quell’altro, dall’equilibrio e dall’armonia. Questo vino fa accedere ad un empireo popolato di immagini emotive, scardina pezzi di ricordi, simboli di sentimenti e di pensieri, e li riproduce innanzi agli occhi.
Riserva di Fizzano è prodotto in una splendida tenuta tra Siena e Firenze, nel cuore dell’area del Chianti Classico. Denominazione importante ma al contempo irrilevante nella fattispecie, giacché il rosso nettare, versato dalla bottiglia con la elegante etichetta bianca e la geometria delle particelle in nero a rilievo, è un assoluto anzi non è una bottiglia di vino.
Viene in mente l’opera surrealista di Magritte “il tradimento delle immagini” in cui è rappresentata una pipa con sotto una didascalia che recita “ceci n’est pas une pipe” (questa non è una pipa).
A dispetto del tangibile, dell’immagine, della forma e del contenuto il Riserva di Fizzano non è un vino, è un film, imperdibile, tra l’altro, e chi lo ha pensato e realizzato è un artista.
Riserva di Fizzano
Chianti Classico Gran SelezioneRocca delle Macie
In enoteca a € 27